Un’offerta da 34,5 miliardi di dollari per acquisire Chrome da Google ha attirato l’attenzione globale. La notizia è stata diffusa su piattaforme come Discover, Instagram e X, rendendo difficile per chiunque ignorarla. Un’altra azienda ha già presentato un’offerta superiore, ma questa è rimasta in gran parte sotto il radar.
Search.com sfida Perplexity con una nuova offerta
La piattaforma di ricerca basata su intelligenza artificiale, Search.com, ha recentemente avanzato una controproposta di 35 miliardi di dollari. A differenza di Perplexity, questa azienda ha confermato che la sua proposta è sostenuta da J.P. Morgan. Search.com, una divisione di Public Good, intende apportare modifiche significative a Chrome se dovesse riuscire ad acquisirlo.
“Search.com promette qualcosa di rivoluzionario: effettivo rimborso monetario per gli utenti, condivisione dei ricavi per i publisher e un’interruzione dell’esperienza web sovraccarica di pubblicità che ha soffocato Internet per decenni”, si legge in un comunicato stampa.
Modello di business innovativo
I rimborsi monetari per l’utilizzo del browser potrebbero rappresentare un modello simile al programma di ricompense del browser Brave. Inoltre, la condivisione dei ricavi sembra vantaggiosa, specialmente considerando strumenti come AI Mode e AI Overview che estraggono contenuti e riducono i clic sui siti web dei publisher. Infine, una diminuzione della pubblicità sarebbe certamente apprezzata; Sorgono interrogativi su come l’azienda intenderà generare entrate sufficienti per offrire sia la condivisione dei ricavi che i rimborsi.
Google e le sue strategie giuridiche
Per quanto riguarda la situazione attuale, Google non ha ancora commentato né l’offerta di Perplexity né quella di Search.com. “Con la politica antitrust del Dipartimento della Giustizia pronta a costringere Google a prendere decisioni decisionali importanti, questo scacchiere miliardario potrebbe ridisegnare l’intero panorama internet entro Natale,” afferma Search.com nel suo comunicato.
È improbabile che Google divesti realmente Chrome entro Natale; infatti potrebbe fare appello alla Corte d’Appello degli Stati Uniti e successivamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti se necessario.
A meno che Google non desideri davvero liberarsi di Chrome, il caso potrebbe protrarsi per mesi o addirittura anni.
Lascia un commento