Google porta in tribunale serpapi per scraping dei dati nei risultati di ricerca

Nel contesto tecnologico attuale, i dati rappresentano una risorsa di valore inestimabile, spesso definita come il “nuovo oro”. Le controversie legali sull’estrazione e l’utilizzo di questi dati sono sempre più frequenti e complesse. Recentemente, Google ha intensificato queste tensioni avviando un procedimento giudiziario federale contro SerpApi, un’azienda texana specializzata nel data scraping. Al centro della disputa vi è l’accusa che SerpApi stia conducendo un’attività definita “parassitaria”, raccogliendo grandi quantità di risultati di ricerca per poi rivenderli a terzi.

la causa legale di google contro serpapi per lo scraping dei dati di ricerca

Secondo quanto riportato nella denuncia presentata in California, SerpApi non si limita a navigare come un utente normale. Google sostiene che la società invii quotidianamente centinaia di milioni di richieste di ricerca “false”, con un incremento del 25.000% negli ultimi due anni. Per superare sistemi di sicurezza come i CAPTCHA e il più recente “SearchGuard”, SerpApi impiegherebbe tecniche avanzate quali la mascheratura dell’identità e la simulazione del comportamento umano tramite reti estese di bot.

Il team legale di Google contesta che questa attività non sia semplicemente un fastidio tecnico, ma costituisca una violazione del Digital Millennium Copyright Act (DMCA). L’accusa principale riguarda l’accesso illecito a contenuti digitali protetti, inclusi elementi forniti da terze parti sotto licenza da Google, come fotografie professionali nei Knowledge Panel o dati aggiornati in tempo reale relativi allo shopping online. Successivamente, tali contenuti sarebbero rivenduti attraverso canali non autorizzati.

la posizione difensiva di serpapi sulla raccolta dei dati pubblici

SerpApi ha respinto le accuse sostenendo che la causa intentata rappresenta un tentativo da parte di una grande azienda tecnologica per limitare la concorrenza. La loro difesa si basa sul principio che le informazioni raccolte siano accessibili liberamente da chiunque utilizzi un normale browser web senza necessità di autenticazione.

L’azienda ha dichiarato che “il crawling e l’analisi dei dati pubblici sono tutelati dal Primo Emendamento”, suggerendo che Google miri a monopolizzare il cosiddetto “web aperto”. Inoltre, SerpApi sottolinea come i suoi servizi siano fondamentali per sviluppatori impegnati nella creazione delle nuove generazioni di strumenti basati sull’intelligenza artificiale, applicazioni per la sicurezza informatica e software per aumentare la produttività, tutti fortemente dipendenti dai dati strutturati derivanti dalle ricerche online.

le implicazioni della controversia google vs serpapi per il futuro digitale

Questa vicenda assume particolare rilievo considerando il ruolo storico svolto da Google nell’indicizzazione globale delle pagine web. Dopo aver costruito il proprio impero grazie al crawling massivo dei contenuti internet, ora si trova ad affrontare una causa contro una realtà minore accusata di pratiche simili alle sue.

L’esito della causa potrà influenzare significativamente lo sviluppo futuro del web:

  • in caso di vittoria di google, sarà probabilmente più difficile ed oneroso per startup AI e ricercatori indipendenti accedere ai dati necessari;
  • in caso contrario, potrebbe affermarsi l’idea secondo cui i dati pubblicamente disponibili sono fruibili liberamente da chiunque possa recuperarli.

Nell’epoca dell’intelligenza artificiale dove i dati alimentano ogni algoritmo innovativo, resta aperta la questione su chi detenga realmente i diritti sulle informazioni visualizzate quotidianamente dagli utenti online.

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