Un giudice federale ha deciso di non archiviare la causa intentata contro i colossi tecnologici Apple, Google e Meta, accusati di trarre profitto da applicazioni di gioco d’azzardo illegali. La denuncia originale sostiene che queste aziende guadagnano dai giochi in stile casinò, adescando gli utenti attraverso il prelievo di commissioni sulle transazioni effettuate.
La difesa di Apple, Google e Meta sotto Sezione 230
Le aziende tecnologiche sostengono di essere protette dalla Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge che le esonera da responsabilità riguardo ai contenuti di terzi. Il giudice distrettuale Edward Davila ha espresso un parere contrario. Nella sua sentenza di 37 pagine, il giudice afferma che la causa non riguarda la moderazione dei contenuti, ma si concentra sul modo in cui le aziende hanno gestito i pagamenti per le app in questione. Pertanto, l’immunità prevista dalla Sezione 230 non si applica.
Le decisioni del tribunale
Il tribunale ha anche sottolineato che, una volta elaborati i pagamenti, le aziende non possono più considerarsi piattaforme neutrali. Alcune delle rivendicazioni statali incluse nella causa sono state respinte; tuttavia, è importante notare che la maggior parte delle accuse relative alla protezione dei consumatori proseguirà, mantenendo viva la causa legale.
Il processo per gioco d’azzardo potrebbe iniziare presto
La denuncia accusa Apple, Google e Meta di aver raccolto fino al 30% di commissioni sugli acquisti effettuati tramite app per il gioco d’azzardo e in stile casinò. I querelanti sostengono che tale pratica abbia creato un forte incentivo per le aziende a mantenere disponibili queste applicazioni “illegali”, malgrado possano danneggiare gli utenti.
Appello e sviluppi futuri
Il giudice ha concesso alle aziende la possibilità di presentare un immediato appello presso la Corte d’Appello del Nono Circuito, data l’importanza della Sezione 230. Inoltre, precedenti appelli presentati a maggio 2024 erano stati respinti poiché il tribunale aveva dichiarato di non avere giurisdizione all’epoca. Il caso è attivo dal 2021 nel Distretto Settentrionale della California. Attualmente, né Apple né Meta hanno rilasciato commenti sulla recente sentenza; Google ha invece scelto di non esprimersi.
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