Recenti sviluppi nel campo delle neuroscienze hanno portato a un significativo progresso nella comunicazione per i pazienti affetti da afasia. La tecnologia di interfaccia cervello-computer (BCI) ha consentito a una donna, Ann Johnson, di recuperare la capacità di parlare dopo 18 anni di silenzio. Questo studio, condotto da un team dell’Università della California, ha ridotto il tempo necessario per convertire i segnali cerebrali in parole da 8 secondi a soli 1 secondo, rappresentando un importante passo avanti nella riabilitazione neurologica.
tecnologia innovativa: una svolta fondamentale
Il progetto è iniziato nel 2022 e ha visto Ann Johnson come terza partecipante. I ricercatori hanno utilizzato un sistema con 253 elettrodi per monitorare l’attività cerebrale nella zona dedicata al linguaggio. Grazie all’analisi dei segnali neuronali e alla creazione di un avatar digitale basato sulla sua voce originale, Ann è riuscita a riprodurre le sue espressioni vocali.
Gopala Anumanchipalli, assistente professore presso l’Università della California, ha descritto questa metodologia come simile ai sistemi vocali intelligenti, evidenziando la rapidità del processo di decodifica. Il team ha chiesto ad Ann di pronunciare una serie di parole visualizzate su uno schermo per addestrare il sistema AI a interpretare i suoi segnali cerebrali in modo preciso e veloce.
prospettive esperte: sfide e significati della tecnologia
Secondo il neuroscienziato Christian Herff dell’Università di Maastricht, questa innovazione cambia radicalmente il modo in cui gli utenti interagiscono con le BCI. A differenza dei precedenti sistemi che richiedevano tempi lunghi per la comunicazione testuale, questo nuovo approccio consente conversazioni più fluide.
Un altro esperto, Jaimie Henderson della Stanford University, sottolinea l’importanza del finanziamento ricevuto per sviluppare interfacce durature specificamente progettate per pazienti afasici. Inoltre, Oleh Chaplya della ELEKS prevede che l’intelligenza artificiale porterà le BCI verso integrazioni più intuitive nelle tecnologie quotidiane.
storia delle interfacce cervello-computer: dall’immaginario alla realtà clinica
L’evoluzione delle BCI risale agli anni ’60 ed è stata inizialmente focalizzata su pazienti con sindrome locked-in e SLA. Sviluppi significativi sono stati compiuti negli anni ’80 grazie al lavoro pionieristico degli ingegneri dell’Università Johns Hopkins.
Nel XXI secolo, la ricerca sulle BCI ha guadagnato slancio grazie ai progressi nell’ingegneria medica e alle tecnologie IoT. Si prevede che il mercato globale delle BCI crescerà significativamente nei prossimi anni grazie all’aumento della domanda di soluzioni neuro-riabilitative.
futuro delle BCI: opportunità e dilemmi etici
I ricercatori stanno attualmente esplorando nuove modalità per riflettere le variazioni tonali durante le conversazioni attraverso sistemi wireless avanzati. Lo sviluppo rapido delle BCI solleva anche questioni etiche importanti riguardo alla privacy degli utenti e all’accessibilità tecnologica.
- Ann Johnson – Paziente protagonista dello studio
- Gopala Anumanchipalli – Assistente professore UC Berkeley
- Christian Herff – Neuroscienziato Università Maastricht
- Jaimie Henderson – Professore Stanford University
- Oleh Chaplya – Sviluppatore software ELEKS
- Kaylo Littlejohn – Studente dottorato UC Berkeley
- David Blaauw – Professore Università del Michigan
L’incredibile successo ottenuto offre nuove speranze ai pazienti afasici e segna una tappa cruciale nel percorso verso la comprensione e il trattamento delle malattie neurologiche.
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