Schermate e intelligenza artificiale: perché il tempo trascorso non conta

Nel contesto attuale, la misurazione del tempo trascorso davanti a uno schermo non rappresenta più un indicatore adeguato per valutare il benessere digitale. L’idea che una maggiore esposizione agli schermi possa comportare un aumento dei rischi legati alla distrazione e all’isolamento sociale è superata. Con l’emergere dell’intelligenza artificiale generativa, è necessario riconsiderare questa metrica.

il tempo davanti allo schermo: una metrica obsoleta nell’era dell’IA

Il concetto di “troppo tempo di fronte allo schermo” risale a un’epoca caratterizzata da consumi passivi. Oggi gli schermi sono spazi di creatività e interazione. Studenti che scrivono racconti con l’assistenza di ChatGPT o imprenditori che sviluppano contenuti con Midjourney non stanno procrastinando; stanno creando e sperimentando.

L’intelligenza artificiale generativa ha modificato la percezione del “tempo online”. Non tutte le ore trascorse davanti a uno schermo hanno lo stesso valore; alcune possono essere fonte di ispirazione mentre altre risultano faticose. La differenza risiede nell’intento e nel coinvolgimento.

ripensare il tempo davanti allo schermo nell’era dell’IA generativa

Non ci si interroga su quante ore vengano dedicate a strumenti creativi come pennelli o chitarre, ma piuttosto su cosa venga prodotto attraverso il loro utilizzo. Lo stesso principio dovrebbe applicarsi agli schermi in epoca di IA. Invece di contare i minuti passati online, è fondamentale valutare se quel tempo sia stato produttivo, creativo e collaborativo.

È essenziale abbandonare la visione negativa dell’utilizzo della tecnologia e riconoscerla come uno strumento utile. Sebbene sia importante stabilire dei limiti, è altrettanto cruciale considerare il contesto in cui viene utilizzata.

Sorge quindi la necessità di un nuovo paradigma per il benessere digitale, che ponga meno enfasi sui minuti trascorsi sugli smartphone e più sull’intenzionalità con cui vengono impiegati. Non si tratta solo di tempo, ma anche di scopo. Se l’IA aiuta le persone a realizzare progetti o ad apprendere più rapidamente, questo aspetto merita attenzione e celebrazione.

Questa trasformazione non è solo teorica; già diverse aziende tecnologiche stanno adottando cambiamenti significativi. Alcune applicazioni ora distinguono tra utilizzo attivo e passivo nei report degli utenti. Le piattaforme educative monitorano progressi e competenze acquisite anziché semplicemente le ore registrate. Anche i dispositivi indossabili iniziano a misurare attenzione e carico cognitivo anziché solo il tempo trascorso sugli schermi. I dati stanno finalmente riflettendo la realtà: l’attenzione e l’intenzione sono più rilevanti dei minuti conteggiati.

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